I dati sul numero di “utenti” dell’internet, in tutto il mondo, sono imprecisi, poco attendibili e quasi sempre esagerati. Ma sembra credibile che il numero di persone online in Italia si possa collocare (secondo diversi criteri di frequenza d’uso) fra i 13 e i 18 milioni. Con una tendenza a crescere che da parecchi anni, e in particolare dal 1998, è continua nel tempo – ma dal 2001 è meno veloce.
A cura di Giancarlo Livraghi
Analisi aggiornate al 12 giugno 2007
(i dati più recenti sono di maggio)
basati sul hostcount e confrontati con quelli di altri paesi, si trovano nelle analisi europea e internazionale Qui ci sono dati sulle caratteristiche e sul comportamento delle persone che si collegano alla rete in Italia (e in un suppemento alcuni confronti con altri paesi dell’Unione Europea) |
In tutte le ricerche “demoscopiche” ci sono problemi di interpretazione e di significatività dei dati, che non derivano solo dalla validità statistica del “campione” ma anche (spesso in misura più rilevante) dal modo in cui è condotta la ricerca. Un fatto noto a chi ha esperienza di ricerche è che «fra il dire e il fare c’è di mezzo il mare, anzi l’oceano», come osservato dal presidente di un grande istituto di ricerca. Cioè c’è una differenza, che può essere più o meno grande, fra ciò che le persone dicono di fare e ciò che effettivamente fanno. Non si tratta di intenzionali bugie. Ci possono essere vari modi di interpretare una domanda, e quindi di rispondere; soprattutto c’ una notevole differenza fra le percezioni (ciò che una persona crede, o vuol credere, di fare) e i comportamenti reali. Il risultato è che i dati di ricerca possono essere inferiori alla realtà quando si tratta di comportamenti che la persona intervistata considera in modo negativo – e spesso sono esagerati quando si tratta di attività che si considerano doverose o desiderabili.
Nel caso di un argomento di cui si è parlato molto, che per anni è stato “di moda”, e di cui molti hanno voluto dissertare avendone scarsa esperienza, come l’internet, c’è spesso un fattore di esagerazione (il “dire” è più del “fare”) che è difficile misurare. Si notano spesso forti differenze, sullo stesso parametro, fra ricerche diverse. Questo non è sorprendente e dipende dalle metodologie. Il fattore di esagerazione è tanto più forte quanto meno approfondita è la tecnica di intervista e quanto meno precisi sono i controlli. Per esempio le ricerche telefoniche danno abitualmente risultati più “gonfiati” di quelle svolte con interviste personali.
Perciò è ragionevole supporre che i dati sul numero di “utenti” internet siano quasi sempre sbagliati “per eccesso” – anche se, con la crescita dell’esperienza e l’aumento delle quantità il fattore di errore tende a diminuire.
Ci possono essere fattori di errore anche nelle analisi all’interno del totale (per categorie di persone e attività) – per esempio è probabile che gli “utenti” più esperti diano risposte meno imprecise. Ma “a grandi linee” la suddivisione proporzionale in categorie è più credibile e significativa delle “cifre assolute”. Possono essere significative anche le variazioni nel tempo, a condizione che la “fonte” sia la stessa e la metodologia di indagine non sia cambiata.