Stare al passo con i nuovi trend degli ecommerce è essenziale per ogni business che opera online nel 2019. Con così tanti compratori che si muovono su internet alla ricerca della migliore offerta, è opportuno assicurarsi che il proprio sito dispone di un’esperienza utente di qualità.
Ma quali sono i trend da considerare? Il mobile è un fattore sempre più importante e l’onnipresenza dello shopping online è chiara a molti. Immagini, video e ricerche vocali sono preponderanti a sua volta, ecco i metodi che sono sempre più adottati in ambiti di ecommerce.
Già sembrano considerazioni abbondanti, ma “millenials”, “baby boomers” e anche i “gen zers” si intrufolano nel mondo dello shopping online. Per non perdersi nemmeno un’opportunità, stare al passo coi tempi in quanto ad ecommerce è un must.
Abbiamo quindi stillato in questo articolo importanti caratteristiche da non perder di vista per proporsi efficacemente verso i compratori. Qui sotto, suddividiamo il tutto in 10 categorie.
Queste sono: ottimizzazione dei tassi di conversione, statistiche dell’ecommerce mobile, abbandono del carrello, campagne di retargeting, statistiche relative ai contenuti video, statistiche relative ai social, alla ricerca vocale e alla ricerca locale, management relativo alle relazioni col cliente e, infine, statistiche relative all’influencer marketing.
Se siete interessati a saperne di più, andremo a vedere tutto questo specificamente di seguito.
Chi cerca nei motori è sempre più pignolo e meticoloso. Di conseguenza, può escludere subito un sito che non sia al passo coi tempi in quanto a design ed esperienza utente. Per migliorare quest’ultima, i webmaster e i team digitali testano costantemente i loro siti, in modo da ottimizzare ogni pagina.
Nello specifico, il 60% dei marketer pianifica un’implementazione dell’esperienza utente nell’arco di un’anno, grazie ai video, ad una maggior rapidità di caricamento e ad un aumento delle landing page (cercando di costruirne più di 40).
Conoscendo lo stile di navigazione degli utenti visitatori, si può incrementare le conversioni in men che non si dica. Per aumentarle, si ha bisogno di capire come gli utenti interagiscono col sito, impostandolo in modo che soddisfi le loro esigenze.
Un buon metodo spesso utilizzato dalle aziende è quello dell’A/B test. In questo modo è possibile testare due differenti pagine e capire quale risulta più funzionale dell’altra.
Gli utenti “mobili” stanno crescendo sempre più. Con Google che migliora continuamente l’esperienza mobile, le compagnie online necessitano di tener a mente che l’esperienza da smartphone o tablet dev’esser di qualità. Le pagine devono essere identiche a come appaiono sul web, non si discute.
Considerando poi che le vendite tramite gli ecommerce mobile racchiudono il 64% di tutte le vendite tramite ecommerce, non è oggi ammesso ignorare l’apparato degli smartphone e dei tablet. Da notare che, in media, 8 su 10 shopping online statunitensi ricevono richieste da dispositivi mobili per la maggiore.
Si prevede che, nel 2020, più di 3.3 miliardi di utenti avranno un’assistenza virtuale sui propri dispositivi e che i portafogli elettronici sorpasseranno di gran lunga gli acquisti tramite carte di credito o di debito. Inoltre, sembra che circa il 40% degli utenti mobili abbandona una pagina se ci mette più di 3 secondi a caricare.
Insomma, tutte le pagine del sito devono essere ottimizzate per l’apparato mobile. Un’esperienza mobile scadente costerà caro. Gli utenti innalzeranno le conversioni dei siti ottimizzati e, viceversa, escluderanno quelli mal organizzati.
Ci sono anche linee guida proposte da Google per impostare il sito mobile come si deve. Ad ogni modo, un buon consiglio per cominciare ad ottimizzare è quello di porre CTA semplici e nel posto giusto, dove gli utenti le possano cliccare scrollando.
L’abbandono al carrello è un punto focale per molte attività. Tenendo di conto che gli utenti switchano spesso verso lo shopping online, le compagnie hanno finora cercato d’implementare differenti tecniche per far acquistare gli utenti fino alla conferma finale.
Tuttavia, circa il 60% delle motivazioni del non voler terminare l’ordine sono dovute ai costi extra come tasse e spese di spedizione ritrovate nel carrello. Inoltre, circa il 28% dei compratori statunitensi ha abbandonato l’ordine a causa di un complicato processo di check-out.
Di conseguenza, se un qualunque ecommerce sulla piazza tenderà a migliorare il processo di check-out, potrà automaticamente raggiungere più clienti. Sembra che circa 260 miliardi possano esser recuperati anche solo risistemando il processo di check-out!
L’abbandono al carrello capita spesso. Molti utenti aggiungono oggetti senza nessuna intenzione di comprarli, mentre altri potranno comparare i prezzi con altri. C’è tuttavia da preoccuparsi sui casi in cui gli utenti abbandonano l’acquisto perché troppo complicato da portare a termine.
Agli utenti non piace creare account prima di comprare e molti abbandoneranno il tutto appena vedranno costi di spedizione o tasse di vario genere. Per non perdere queste vendite, sarà opportuno offrire differenti tipologie di pagamento e magari anche un promemoria via mail quando un utente abbandona l’acquisto preventivamente.
Dal 2019, si suppone che gli investimenti sugli ad saranno preponderanti su tutte le altre strategie. Questo perché il remarketing tramite gli ad sembra generare parecchie più conversioni di altri metodi.
I clienti degli ecommerce sono, per un buon 70%, disposti a “convertirsi” quando notano un ads che che gli ricorda l'oggetto visualizzato. Tuttavia, circa il 54% di questi sostengono di abbandonare certi oggetti se questi vengono proposti ad un prezzo troppo basso.
Si stima che 3 su 4 utenti notano gli ad e questo non può che esser positivo per un azienda. Quest’ultima, se a conoscenza di questa potenzialità, tenderà ad investire circa il 50% del proprio budget sugli ad e, nella sostanza, sul retargeting.
Da notare che i millenials, per una buona percentuale (circa il 70%), sostengono di non considerare minimamente le campagne di retargeting ma che il 55% dei compratori online dichiarano d’esser influenzati da testimonial e recensioni per i loro acquisti.
Nella sostanza, le campagne di retargeting visualizzano ad ed email in un modo che possono far “rifidelizzare” gli utenti che inizialmente se ne sono andati. Una tra le tattiche è quella di offrire sconti tramite mail, così da riproporre un servizio in un modo differente da quello che ha deluso il cliente.
È buono e giusto anche fare retargeting sui clienti stessi. Questo farà rimaner loro (genuinamente) all’interno di un loop di promozioni e sconti, così da non fargli mai cambiare idea sulla qualità della propria azienda.
I contenuti video catturano l’occhio sull’immediato e possono illustrare una vasta gamma di prodotti in tempo reale. Gran parte degli utenti preferiscono questo tipo d’esperienza, esperienza che permette loro di capire cosa significa possedere l’oggetto, prima di comprarlo.
Molti sono gli acquirenti che preferiscono comparare un prodotto con l’altro, così che possano formulare differenti punti di vista di un unico articolo. In linea di massima, l’utente medio preferisce vedere un video invece che leggere dettagli di un prodotto in questione.
È stato stimato inoltre che i video possono non solo far generare più conversioni (144%) ma anche il traffico organico del +150%. Quasi la metà degli utenti desiderano guardar più video sul web (43%) e 4 utenti su 5 ritengono utile guardare un video quando vanno a compiere un acquisto.
Da notare che gran parte degli utenti andranno ad interagire con il video commentando sui social o su YouTube, oltre che cercare altri video a sua volta che illustrano il prodotto. Insomma, i contenuti visuali influenzano parecchio le scelte degli utenti.
I video sono un must per ottenere maggiori conversioni, considerando non solo il facile impatto che garantiscono, ma anche le condivisioni che possono generare tra l’utenza media. Di conseugenza, investire sulla realizzazione di video di qualità, postando regolarmente sul proprio sito e sui social, è senz’altro una buona idea.
Proprio i social sono un ottimo metodo per incrementare il traffico e le conversioni, tuttavia solo per i brand che li sanno utilizzare appropriatamente.
La giusta chiave di lettura sta nell’individuare qual è la giusta piattaforma per l’industria su cui si lavora. Ad esempio, chi lavora molto con i contenuti visuali, potrà provvedere a usare Instagram o Pinterest, per la maggiore.
I contenuti visuali sono parecchio diffusi e condivisi sui social, soprattutto su Facebook che sembra aver influenzato, sin dal 2015, più della metà degli utenti acquirenti. Non solo: sembra che Facebook abbia dirottato l’85% degli utenti interessati ad acquistare verso gli ecommerce. Il tasso di conversione di Facebook è infatti il più alto di tutti (1.85%).
I negozi online che possiedono una pagina social hanno, in media, il 30% di vendite in più rispetto a chi non li ha. Si potrà notare in codeste pagine social che molti sono gli utenti che controllano i prodotti e le loro recensioni su Facebook o Instagram prima dell’acquisto.
In sintesi, i social sono senz’altro un metodo infallibile, se ben utilizzato. Importante è stare vigili anche sulle attività dei competitor, analizzando la risposta del loro pubblico. Una volta che si è capito dove concentrarsi, sarà opportuno sviluppare un calendario dei contenuti, così da aggiornarli di volta in volta.
La ricerca vocale è il futuro dei motori di ricerca nei prossimi anni. È ancora lontana dalla perfezione, ma gli utenti che utilizzano la ricerca vocale sono sempre di più. Questo grazie agli smart speaker che si stanno diffondendo su computer, smartphone o su dispositivi come Alexa.
Si prevede che nel prossimo 2020 le ricerche vocali e d’immagini copriranno il 50% di tutte le ricerche. È stato stimato inoltre che il 40% dei millenials afferma di aver utilizzato la ricerca vocale prima di fare un acquisto online e che la metà di chi utilizza gli smart speaker, gli utilizza tutti i giorni.
Gran parte degli utilizzatori di smart speaker provvede a ricercare informazioni sulle aziende locali o sulla comparazione di prezzi. Insomma, è evidente che la ricerca vocale andrà a surclassare la comune ricerca digitale su Google.
Questo cambia tutto anche in quanto a SEO. Se in precedenza si doveva scrivere frasi non esattamente grammaticali come “ristorante Firenze pesce”, considerando la ricerca vocale si dovrà provvedere a costruire keyword come “trova un buon ristorante di pesce a Firenze”.
Le ricerche locali e il marketing omnicanale vanno mano nella mano. Cos’è l’omnicanale? S’intendono quei mercati come Amazon o eBay (piattaforme “omni” utilizzate da tutti, per l’appunto) che correlano lo shopping online con l’acquisto face-to-face.
Sembra infatti che il 50% dei consumatori che cerca aziende o negozi locali su uno smartphone, andrà a visitare quel negozio nell’arco di 24 ore. Inoltre, si stima che circa il 20% delle ricerche locali portano ad un acquisto vero e proprio.
È evidente che la maggior parte degli utenti andranno ad utilizzare i motori di ricerca per trovare negozi o aziende locali e, inoltre, sembra che quasi la totalità delle persone che utilizzano dispositivi con cui fare ricerche, cambiano da un dispositivo all’altro più volte in una giornata.
Questo significa che, per tutte le aziende che vendono in rete rimanere su una piattaforma omnicanale ma, allo stesso tempo, restare locali, è un must per raggiungere maggior traffico e conversione. La presenza online è praticamente obbligatoria per ogni azienda e lo si può notare palesemente da questi fattori.
Sembra quasi che la clientela si sia spezzata per un 50% sulla rete e per un altro 50% verso l’approccio “locale”. È proprio per questo che il connubio tra la ricerca locale e l’approccio “omnicanale” è ritenuto oramai fondamentale.
L’industria del CRM (customer relationship management) costa circa 36 miliardi di dollari. I software creati per lavorare con questa disciplina permettono a tutti i professionisti del settore di rimanere al passo con le relazioni con la clientela in ogni area dei marketing funnel.
Basti pensare che circa l’80% dei lead non converte senza un software di CRM e, questi ultimi, possono far migliorare la ritenzione degli utenti del 26%. Insomma, impiegare strategie di CRM per incrementare le conversioni è un must. Da notare, purtroppo, che circa il 22% dei rivenditori online non ha una minima idea di cosa sia un tool di CRM.
I software di CRM permettono di centralizzare tutte le interazioni con i potenziali e vecchi clienti in un solo posto. Così facendo, si può senz’altro aver maggiori possibilità di catturare e convertire i lead che si desiderano, evitando la ritenzione degli utenti.
Con l’emergenza e la maturazione di piattaforme in real time come Snapchat, Twitter e Instagram, l’influencer marketing è cresciuto smisuratamente ed è un metodo efficacissimo per vendere un prodotto online.
L’utenza media hanno cominciato a sfruttare Instagram, Twitter o YouTube per pubblicizzarsi, visti gli influencer “vip” che spopolano su queste piattaforme. Difatti, uno studio su Twitter ha riportato che il 40% degli utenti hanno affermato di comprare qualcosa dovuta ad un Tweet o una storia Instagram di un influencer.
L’80% di questi ultimi non usano solo Twitter, ma anche Instagram in gran parte, in cui postano contenuti originali. Questo tipo di mercato sembra infatti essere uno tra i più veloci ed immediati sulla rete, a detta del 28% dei marketing manager professionali sulla piazza.
Tuttavia, il principale beneficio dell’influencer marketing è che il ROI (return of investment) è facile da captare. Come visto in precedenza, molti sono gli utenti che comprano prodotti grazie ad una recensione positiva di un influencer. Sarà cruciale, per un’azienda, scegliere l’influencer che fa al caso proprio.
Il futuro dello shopping è online. Gli acquirenti di tutte le età hanno aspettative più alte rispetto al passato e l'unico modo per soddisfare le diverse fasce d'età e le diverse preferenze è quello di garantire che il tuo sito sia usabile ed affidabile. Offri ai tuoi utenti la migliore esperienza possibile e ne raccoglierai i benefici sicuramente.
Fonti Varie tratto da