Dopo una trafila lunga 10 anni in cui si è detto tutto e il contrario di tutto su Hummingbird, e dopo che qualcuno aveva maturato l’idea (l’illusione) di aver imparato tutto sugli algoritmi di Google, ora dovrà tornare a rimboccarsi le maniche a lavorare su questo nuovo algoritmo che ci fa entrare nel mondo del web 3.0, un web a modello umano.
Hummingbird arriva per mischiare le carte in tavola, e ora chi lavora con il mondo del web dovrà imparare a farlo senza ragionare più solo in chiave di tag, metatag e parole chiave, come accaduto fino ad ora con Google Penguin e Google Panda, ma dovrà fare un passo in avanti ulteriore.
Hummingbird non sostituisce Panda e Penguin, ma li affianca: quindi il lavoro SEO non cambia, ma “aumenta”. Non è ancora chiaro come questi tre algoritmi lavoreranno e si integreranno tra di loro, né se effettivamente sarà possibile sul campo una loro reale convivenza.
Con questo nuovo algoritmo le ricerche sul web vengono effettuate in una maniera simile a quella del ragionamento del sistema cerebrale, e la risposta della ricerca sul web è simile a quella che cerchiamo effettivamente noi “umani”.
Con Hummingbird è, infatti, possibile dare delle vere e proprie risposte ai navigatori del web, non basate esclusivamente sull’utilizzo inflazionato di parole chiave all’interno del testo.
Finalmente Hummingbird non da risposte al navigante sulla base delle parole chiave, ma mette al centro il contenuto del testo: maggiore è la qualità e migliore sarà il posizionamento. Premiare la qualità è il modo migliore per rendere il web “un posto” a misura uomana, penalizzando chi in passato aveva provato a fare il “furbetto” approfittando delle scorciatoie del web.